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Ernesto Rossi




                             Anche se la giustizia non è nel mondo, è nei nostri cuori.
Si deve fare quel che si reputa giusto, non perchè la giustizia avrà successo, ma perchè l'ingiustizia è per noi ripugnante.



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La signora coscienza


 E' il subcosciente l'impresario del teatro dei sogni, quando la Signora Coscienza dorme. E' lui che avendo le chiavi del guardaroba dei ricordi, può tirar fuori quel che gli occorre, e far le rappresentazioni che meglio gli piacciono, senza più alcun controllo. Pare faccia di tutto per non far riposare tranquilla la signora coscienza. Prima di chiuder gli occhi, cerco di suggerirgli dei soggettini preziosi, da sviluppare piacevolmente: penso ad una mucca che pascola placida in un gran prato verde macchiettato dal rosso di papaveri ; penso a dei bambini che fanno il girotondo; penso alle rondini che si inseguono attorno ad un pagliaio.... Ma è inutile, sono argomenti che non l'interessano. Gusta solo i romanzi gialli e le storie scandalose dell'Aretino. Un deparavato ; veramente



 Il professorone di filosofia



... con un ingegnante di filosofia come Bacone, c'era ben poco da sperare. Non mi ricordo di aver mai conosciuto nel mondo dell' "intellighenzia" , che pure è cosi pieno di esemplari palloniferi, un pallone più gonfiato di lui. Il suo successo - come quello di molti altri simili a lui - dipendeva completamente dalla barba. Una barba maestosa, in confronto alla quale la stessa barba del Mosè di Michelangelo poteva sembrar una volgare imitazione: una barba che si è conservata sempre nera anche nella vecchiaia, risaltando in tutta la sua maestà sul gilet sempre bianco: una barba che Bacone si lisciava lentamente, e attorcigliava e rivoltava in su, mentre uscivano dal profondo le gravi parole in cui prendevan forma i suoi alti pensieri filosofici.

E come - infatti - avrebbe potuto pensare ai piccoli problemi della vita ( all'affitto di casa, al purgante etc, etc ) il proprietario di una simile barba? Solo i problemi dell'immortalità dell'anima, del libero arbitrio e del determinismo, dell'essere e del non essere, sembravano degni

di lui. Così Bacone era diventato membro di non so quante accademie scientifiche, vice presidente della " Dante Alighieri", consigliere provinciale, e membro influente di non so quante opere pie ed associazioni patriottiche.

Nessuna cerimonia pubblica - scoprimento di lapide, arrivo di personaggio importante alla stazione, funerale, banchetto - poteva dirsi veramente riuscita senza la presenza della barba di Bacone. E sopra la barba, gli occhiali d'oro la tuba, ch'egli portava con tanta dignità da far scomparire i deputati, i prefetti i ministri. E quando passava per la strada lanciava i suoi : " Ciao, caro ! " in tono protettore, da un marciapiede all'altro; la gente si voltava a guardarlo e capiva bene che stava passando " qualcuno ". Quante generazioni di studenti hanno sospirato desiando di dare un colpo di forbice in quella abbondanza fluente!

Non puoi immaginare quanto erano noiose le sue lezioni.

Mi ricordo un pomeriggio di giugno, in cui Bacone ci faceva due ore di lezione perchè era stato incaricato d'italiano ( povero Dante ). Tutta la classe sonnecchiava, ma solo quelli degli ultimi banchi potevano permettersi di dormire.

Bacone dondolava sulla cattedra la sua testa leonina, sbadigliando ogni tanto una frase troppo filosofica per avere un significato : " ... Il cervello... è costruito... d'una materia bianchiccia... che costituisce il cervello... ".

Io avevo esaurito ogni energia negli sforzi per stare sveglio.

Fregandomi in tasca nei pantaloni, trovai un fiammifero di legno, e nel mio subcosciente cominciai a pensare che avrei potuto toglierne la capocchia per vedere il fosforo: trovai uno spillo e stuzzicai il fiammifero, finchè .... pfff ! si accese d'un tratto con una nuvoletta di fumo. Tutta la classe fece un salto come se fosse scoppiata una bomba, mentre Bacone tuonava

contro di me, reprobo indegno : " Ah , così stai attento, microcefalo ? Le sai tu queste cose ? Và fuori ora ! Va fuori ! "

Ora la classe si era svegliata e mi guardava con simpatia.

Finalmente era capitato qualcosa !



                                                        " Vada, vada a posto ! Quattro. Quattro " .


Mi ricordo che il canto di Pia dè Tolomei termina dicendo :
" Salsi colui che inanellata pria
disposando m'avea con la sua gemma
( Purg V, Dante )
E " salsi " significa " se lo sa ".
Ce l'aveva spiegato diffusamente il professore d'italiano di quinta ginnasio. Un'ottimo uomo, che assomigliava al Pascoli, cioè da un fattorone di campagna. Ma quando s'infervorava , gli si gonfiavano tutte le vene del collo, diventava rosso come un papavero sbarrava certi occhi da matto che facevano paura.
Chiamò a ripetere il canto della Pia dè Tolomei uno spilungone dinoccolato, che capiva poco ed aveva ancor meno voglia di studiare.
Quel giorno sapendo di essere interrogato, s'era imparato bene a memoria il canto, che ripetè a tutto vapore, senza mai inciampare, che era una meraviglia.
Se non ci fosse stato quel " salsi " avrebbe meritato almeno otto; un figurone.
Invece : " Cosa vuol dire - salsi colui ? - " domandò il professore.
" Salsi... salsi... ", ripetè diverse volte quel disgraziato, guardandoci angosciosamente nella speranza di una imbeccata.
" Salsi... salsi... ", e intanto faceva con le mani il gesto di sollevare qualcosa, mentre il professore lo guardava sempre più brutto, facendo gli occhi da matto.
" Salsi... si rizzi " ( si rizzi = si alzi in fiorentino ), concluse modestamente, stringentosi nelle spalle.
Per poco non si rovesciò anche la cattedra : " Vada, vada a posto ! Quattro. Quattro " .
Povero ragazzo, non aveva poi tutti i torti. Va bene essere " divini poeti ", ma non farsi intendere neppure dai suoi concittadini...


Memorie del liceo

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